mercoledì 27 luglio 2016

Desde Bolivia - Lì c'è Dio


Domenica 10 luglio 2016 – dal diario – Lì c’è Dio –

Parto per la città di La Paz, sono al terminal dei bus già alle 7.30 del mattino e il primo bus per la capitale parte alle 8,30, acquisto il biglietto, sono contenta di non dover aspettare molto tempo, … forse l’entusiasmo di concedermi alcuni giorni di vacanza mi fa dimenticare che sono in Bolivia, i tempi sono lunghi e gli orari non sempre rispettati. Infatti  il tempo passa, sono le nove e il mio bus è ancora fermo al carril 8 senza una persona a bordo e neppure il motore acceso, al ché torno all’ufficio Eldorato (il mio bus si chiama così) e chiedo spiegazioni, mostro il biglietto e aimè mi cancellano l’orario e mi scrivono 9,30, semplice no!!!!!!!  Mi armo di santa pazienza e aspetto, parto finalmente alle 10,15 circa.

Arrivo a La Paz in serata e mi accoglie una città vestita di tante lucine,  i quartieri più poveri in alto poi  scendendo c’è il centro città, giù in fondo nei bassifondi, stanno i ricchi: una specie di mondo alla rovescia.

Ho un filo di  mal di testa che mi ricorda di essere ancora in quota, i 4000 metri dell’unico posto al mondo nel quale i ricchi abitano nei bassifondi e i poveri sulle colline, sopra al centro della città.

Raggiungo la parrocchia di Munaypata dove mi accoglie Maria, padre Andrea e Marta.

Trascorro alcuni giorni visitando la città, il centro archeologico di Tiwanaco, salgo al pico Chacaltaya e visito la valle della luna. Viaggio sola, a volte ho un po’ di malinconia per non poter condividere con le persone care incontri e paesaggi mozzafiato, però in ogni attimo ho una conferma:  nella vivacità di Marta, nella presenza discreta ma preziosa di Maria, nella simpatia di Ilaria, nell’accoglienza e disponibilità dei padri, nel sorriso della gente, nelle dritte di Alessandro, nella bellezza di ogni incontro, nella grandiosità delle opere della natura, nella bellezza della cordigliera che mi si presenta con tutta la sua magnificenza,  nella forza del vento, nel cielo blu, nei pensieri che mi circolano in testa viaggiando con lo sguardo fuori dal finestrino, nella natura spettacolare, nel silenzio che diventa preghiera, ogni istante so di non essere sola, mi sento coccolata, accarezzata, mi sento accompagnata, …. In ogni istante, in ogni incontro, in ogni storia,… in ogni passo , lì c’è Dio.

Grazie, joe

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Foto di G. Menni .La diffusione e copia di cio' che pubblicato in ogni post (pagine del diario e foto) sono rigorosamente vietate.

mercoledì 20 luglio 2016

Desde Bolivia - Es Dios que puede todo


Es Dios que todo puede

Saluto i ragazzi dell’internato, … iniziano le vacanze invernali,  il mio zaino già è pronto da alcuni giorni, ciò vuol dire che la voglia di “volare” è al massimo.

Scendo in città, a Cochabamba, ospite delle suore Orsoline,  mi accolgono con grande gioia e la frase che sempre mi ripetono:  “anche questa è la tua casa” mi dà felicità, bello sentirsi aspettati, bello condividere con loro alcuni giorni, bello sentirsi famiglia,…  poi riprenderò il viaggio: destinazione la città di La Paz.

Con Hna Dorotea andiamo a visitare don Francisco, un vecchietto che vive solo, Suor Doroty ha un debole per le persone anziane, ha tutti i suoi abuelitos (nonnetti) da visitare,  ogni giorno esce di casa con tanto di borse colme di viveri, bottiglie di acqua, dolci della casa non consumati, medicine e vestiti …., quando giriamo in macchina mi indica le varie case e il nome dei vecchietti che vi abitano, gli acciacchi che hanno, le medicine che assumono e altri dettagli.

Arriviamo da don Francisco, entriamo: il locale in cui vive è in uno stato di abbandono,  un tonfo maleodorante mi investe, mi sforzo, dentro  mi manca l’aria,… il locale è piccolo, c’è un letto (funge da letto, da appoggio pentola, da armadio, e altro mas), ad altezza uomo un filo di naylon  tirato da un angolo all’altro della parete con appesi alcuni vestiti, un gatto che gioca dondolandosi alle maniche di un maglione che penzola dal filo, lattine ruggini che servono da contenitori  di alcune patate, un sapone, due mandarini, una candela,  alla parete  un calendario con la pagina ferma al mese di giugno, una sedia con sopra una radio.

Don Francisco ha un visino simpatico, la sua magrezza è accentuata  dagli abiti larghi che indossa, la giacca color panna con mille macchie come il mantello di un dalmata cade su pantaloni larghi tenuti  da una cintura che li arriccia in vita , sul capo un cappello di panno che prontamente si toglie per salutarci (signori si nasce!!)… le sue mani scarne stringono le mie  con una forza che manifesta tutta la gioia nel vederci,  gli ultimi denti rimasti mi regalano un sorriso sincero e gli occhi  color caffè velati ,segno degli anni passati, cercano in tutti i modi di scrutarmi interrogando la mia persona.

Don Francisco mi piace, è simpatico ed elegante. Chiedo come sta, risponde: “abbastanza bene, gli anni sono tanti e ogni giorno è un dono e mi affido a Dio, Es Dios que todo puede”.

 Ci chiede se possiamo accompagnarlo da suo fratello perché gli hanno comunicato che negli ultimi giorni stava poco bene.  Lo aiutiamo a salire in auto, don Francisco non vede bene,  e per noi raggiungere la casa di suo fratello non sarà facile, punto di riferimento la clinica san Anna. Ci proviamo. Divertente, in prossimità della clinica, ci dà indicazioni precise: sempre avanti, una quadra mas, ora a destra e poi all’angolo ancora diritto, non ci posso credere , mi viene da ridere,.. ma se non ci vede, come puo’  indicarci il cammino in modo così preciso? Forse è solo questione di orientamento, penso.  Aquì, aquì , esta es la casa. Fermiamo l’auto e Francisco è già pronto per scendere, apre la porta di calamina e via spedito arzillo lungo un corridoio che porta ad un piccolo patio (cortile) dove incontriamo suo fratello con la moglie.

Saluti, abbracci. … iniziano a raccontarci confidenze, frammenti di vita,… quando era giovane  Francisco è andato in oriente a lavorare, i due fratelli non si sono visti per ben 6 anni, poi si sono ritrovati, hanno figli, ma aimè sono andati a vivere in Argentina; hanno venduto i terreni dei genitori con la promessa, non mantenuta, di costruirgli una casa, e invece con i soldi hanno viaggiato, trovato lavoro e vivono lontano, di loro non hanno più notizie, sanno di avere 5 nipoti che forse un giorno incontreranno, se Dios vuole, es Dios que todo puede, mi sottolinea ancora una volta don Francisco.  Penso alle parole di Francisco, mi  sorprende il suo totale abbandono nelle mani di Dios, un vecchietto che non ha nulla, dimenticato e tradito dai figli, con un fratello malato, una situazione economica precaria, dipende mensilmente dagli aiuti delle suore in viveri e medicine,  eppure la confidenza en Dios gli dà una pace e una serenità  palpabile a chi gli sta accanto, una saggezza che traspira e prende forma nelle sue parole.

Ci congediamo, è l’ora dei saluti, torniamo a casa con don Francisco, prometto che tornerò a trovarlo appena posso, non so dare un tempo, preciso che non vivo in città, che lavoro con i ragazzi, che abito lontano a circa cinque ore di flota da Cochabamba, e se poi iniziano le piogge il cammino diventa pure difficile…e lui prontamente mi spiazza, un dolce sorriso,  alza la mano al cielo e mi interrompe dicendo che forse non dipende tutto da me,… es Dios que todo puede!!! Bella lezione!
joe
Foto di G. Menni .La diffusione e copia di cio' che pubblicato in ogni post (pagine del diario e foto) sono rigorosamente vietate.

Informazioni personali

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Diploma di ragioniera presso Istituto Achille Mapelli di Monza. Scuola Fondazione Giovanni ed Irene Cova di Milano, diploma di addetta alla lavorazione della ceramica al tornio. Fino al 2007 ho lavorato nel controllo di gestione del gruppo Multinazionale Sol Monza. Dal novembre 2007 esperienza missionaria nella comunità di Arque e Tujsuma - Bolivia . Attualmente vivo nella missione Salesiana di San Jose' Obrero di Kami - Cochabamba (Bolivia) per contatti giomenni@hotmail.it